Human Library: la biblioteca umana che sfida gli stereotipi

La diversità e l’inclusione sul lavoro sono tematiche diventate di grande interesse negli ultimi anni, ma è ancora difficile trovare soluzioni che comportino cambiamenti reali. Non esiste una soluzione univoca perché quello che ci caratterizza e ci distingue gli uni dagli altri sono le nostre visioni del mondo, i nostri retroscena completamente diversi tra loro.

Tuttavia, c’è un posto che affronta la diversità e l’inclusione una persona alla volta.
C’è un posto che sfida gli stereotipi, allontana i pregiudizi e favorisce il dialogo.
C’è posto in cui nessun libro viene giudicato dalla copertina. Anzi, nessuna persona.

Questo posto è reale, si trova a Copenaghen e si chiama “The human library”, La libreria umana. Proprio così, una biblioteca vivente, un luogo in cui le persone si trasformano in libri.

Progettata da Ronni Abergel, questa libreria umana si presenta come una comune biblioteca con cataloghi e bibliotecari, la distinzione risiede nel fatto che per leggere i libri non bisogna sfogliarne le pagine, ma avviare una conversazione di mezz’ora circa con una persona in carne e ossa. «Puoi entrare – ha spiegato il fondatore Abergel – prendere in prestito chi vuoi e parlare con lui/lei di un argomento molto impegnativo. Idealmente, volevamo che le persone parlassero di questioni di cui normalmente non parlerebbero, o di cui potenzialmente non vorrebbero parlare, ma di cui hanno bisogno di parlare».

Questi “libri umani” sono volontari che provengono da ambienti diversi con esperienze che sono disposti a condividere con i loro “lettori umani”. Proprio come i libri tradizionali, i libri umani hanno titoli che descrivono le loro esperienze: “Attivista nero”, “Depresso cronico”, “Transgender”, “Il senzatetto”, “La donna islamica” e tanti altri. La biblioteca umana crea uno spazio sicuro in cui le persone possono interagire tra loro. A volte individualmente, a volte in piccoli gruppi, i partecipanti possono adattare la sessione alle proprie esigenze, preoccupazioni o curiosità, senza giudizio.

A partire dall’inizio della pandemia da Covid-19, la biblioteca umana ha continuato il suo lavoro virtualmente, consentendo ai libri umani di tutto il mondo di connettersi con i lettori.

«Odiare un gruppo di persone è facile, odiare un individuo, in particolare se quella stessa persona sta cercando di essere amichevole, aperta, accomodante e totalmente non minacciosa è più difficile», afferma Bill Carney, un libro volontario della biblioteca umana. Il titolo del suo libro è “Black activist” (Attivista nero) ma è anche un insegnante universitario, un papà e si identifica come afropolita.

The Human Library ha aiutato alcuni pezzi grossi negli Stati Uniti ad affrontare la diversità e l’inclusione, tra cui eBay, FMI, Banca mondiale, Eli Lilly, Delta Faucet, Masco e Google. Durante la pandemia, i dipendenti del gigante del bricolage, Masco, hanno riscontrato un aumento esponenziale delle visite virtuali nella biblioteca umana.

Erin Swartout, Director of talent and Organizational development di Masco, ha dichiarato: «Ero frustrata dai tradizionali sforzi di diversità e di inclusione ed ero alla ricerca di iniziative che fossero più organiche, reali, più intense ed esperienziali. Soluzioni che potessero ottenere quel cambiamento di mentalità e potessero parlare al cuore». Quando ha sentito parlare della biblioteca umana ha capito di aver scoperto qualcosa.

Ma cosa dice la scienza su questo tipo di interazione? È stato dimostrato che il contatto con persone di altri gruppi riduce il pregiudizio. Gli psicologi sociali chiamano questo fenomeno “Ipotesi del contatto”. Inoltre, la ricerca indica che convincere le persone a impegnarsi attivamente e ad assumere la prospettiva di un altro per soli dieci minuti può avere effetti di lunga durata. Ad esempio, in uno studio, coloro che facevano propaganda porta a porta per i diritti dei transgender sono stati in grado di ridurre sostanzialmente la transfobia immaginando il mondo da un punto di vista transgender.

La biblioteca umana ha riscosso un notevole successo. In Italia, nel corso di questi ultimi anni, sono nate diverse iniziative legate all’idea danese. Infatti, ABCittà, associazione milanese, ha organizzato numerose edizioni di “Biblioteca Vivente” e ha integrato il format con la specificità delle sue competenze, esaltandone la dimensione interculturale.